Lotta per l’ossigeno : emergenze del respiro

Manca l’ossigeno e ancor più i serbatoi e le bombole che lo contengono. In Lombardia la situazione è già al limite, sia negli ospedali delle zone più critiche sia per i malati da Covid da curare a domicilio. Ma l’ossigeno vitale ha una lunga filiera, e si deve anche trasportare e immagazzinare. Problemi a cavallo di altre difficoltà. Ma pure la ossigeno terapia è già business.
Foto di v-a-n-3-ss-a da Pixabay

C’è carenza di ossigeno a Bergamo e provincia, la zona d’Italia più colpita dall’emergenza coronavirus. Mentre i principali ospedali hanno potenziato le proprie reti di erogazione dell’ossigeno, molti ammalati che si trovano a casa necessitano di bombole a domicilio. Ma spesso non si trovano più, tanto che l’assenza inizia ora a preoccupare perché potrebbe aver già contribuito al decesso in casa di alcuni anziani.

   Si recuperano bombole non più utili ai defunti, mentre si cercano di sbloccare o recuperare le bombole fermate ai confini. Non solo per colpa di Germania o Svizzera, ma perché inviate dalla Cina e sequestrate “strada facendo” in luoghi assurdi. E’ una guerra. La guerra dell’ossigeno, forse perfino peggio di quella delle mascherine.

Abbiamo contato approssimativamente almeno 2mila prodotti Oxygen destinati a pazienti domestici, e che invece sfuggono ai numeri ufficiali. Se l’ossigeno è in ritardo, il quadro clinico dei contagiati peggiora fino alla morte. Anche i vigili del fuoco stanno consegnando le bombole a domicilio. Ma molti pazienti debbono essere trasferiti in terapia intensiva, e a volte è tardo. Troppo tardi.

Maurizio Colombo è l’amministratore delegato della Sapio Life, azienda nata nel 1922 alle porte di Milano che si occupa della produzione di gas tecnici, tra cui l’ossigeno. La più recente divisione medicale rifornisce di bombole d’ossigeno sia i pazienti a casa sia i reparti di terapia intensiva. In questo periodo per la maggioranza malati da Coronavirus.

Con la pandemia l’azienda ha avuto un aumento del 200% delle domande. Le richieste di bombole di ossigeno medicali arrivano da 300 ospedali su tutto il territorio nazionale, ma anche da Francia, Germania, Slovenia, Turchia e Spagna. Tutti a chiedere ossigeno alla Sapio, che conta circa 2000 dipendenti. Come racconta Colombo, praticamente segregata al lavoro la task force che si occupa del ciclo primario, cioè di estrarre l’ossigeno dall’aria. Vivono compartimentati, in disparte dai colleghi. Un isolamento tenace per continuare la produzione di ciò che per chi si è ammalato di Covid-19, è a stadio di polmonite avanzato, non riesce a respirare, significa sopravvivenza.

Mancanza di bombole e nuovi serbatoi

A parte l’ossigeno mancano le bombole, proprio fisicamente. E i fornitori nel mondo sono pochi. Un grosso ostacolo dell’emergenza sanitaria e anche per chi può produrre ossigeno. Non si tratta solo delle piccole bombole standard ma anche dei grandi serbatoi di ossigeno liquido ospedalieri da 10.000, 20.000 litri e più nei bulk criogenici da migliaia di m3. Una questione preoccupante.
Un paziente Covid in rianimazione può richiedere anche il triplo di ossigeno di quanto ne consuma un paziente standard, un paio di litri al minuto. E’ chiaro quanto alta sia l’esigenza di ossigeno, serbatoi ospedalieri e bombole personali. E anche nel trasporto, come per i gas, occorrono camion dotati di serbatoi speciali.

La collaborazione di carabinieri, esercito, protezione civile è attivata anche nella distribuzione a domicilio, quando è disponibile il materiale.
Siamo al punto che le persone purtroppo decedute possono diventare l’opzione di vita per altri, a cui passano le bombole vuote. 
Alla Sapio dicono che in mese non hanno avuto defezioni o assenze ingiustificate dal lavoro. L’azienda ha stipulato una polizza per questa emergenza, perché nel caso succedesse qualcosa, i lavoratori sarebbero risarciti.

Aria Criogenica

E’ ovvio che se si vogliono realizzare nuove strutture di ospitalità medica servano pure nuovi “contenitori” di ossigeno liquefatto. In fondo, come sono fatti.
Insomma, un’altra emergenza dentro una già elevata situazione di emergenza. Si lotta per l’ossigeno, per produrlo, per stoccarlo, per trasportarlo e, ovviamente, per procurarselo.

L’allarme è stato chiaro anche da parte di Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia, attualmente la zona più colpita dal coronavirus con le sue patologie polmonari. Gli ospedali sono al limite, peggio nella bergamasca, e il problema sta mettendo in crisi chi deve avere l’ossigeno nel domicilio, considerato che nelle farmacie non si trova quasi più. Chi magari ha qualche bombola, anche se non la usa spesso se la tiene per sicurezza.

La filiera dell’aria: ingigantita e da proteggere

In Italia, prima dell’emergenza Covid venivano prodotti circa 90 milioni di litri di ossigeno liquido per gli ospedali e 3,5 milioni per rifornire le bombole dell’ossigenoterapia a domicilio.
Tutta la filiera dell’ossigeno è ora più che mai un percorso salva-vita. Le necessità di pochi sono diventate in una manciata di giorni le esigenze vitali di tantissimi.
Le cisterne di gas degli ospedali di Milano, del lodigiano, della bergamasca, prima riempite ogni due settimane ora vanno rifornite quotidianamente. Anche due volte giorno in reparti rianimazione come quelli del San Matteo, Sacco, Niguarda, a Brescia e via dicendo.
Per affrontare la situazione dell’ossigeno per chi è curato a domicilio, la Regione sta prendendo in ipotesi anche la possibilità di concentrare gruppi di pazienti Covid in strutture dedicate, per semplificare la gestione logistica.

Trasporto ossigeno con camion e TIR, serbatoi ossigeno

E se l’ossigeno è diventato «merce rara», il suo trasporto e i trasportatori si ritrovano ad affrontare comunque l’insufficienza di mascherine e dispositivi di protezione anti Covid. Se vogliamo che il trasporto in generale e la filiera di questo bene nel caso specifico possano incrementare, occorre anche che le protezioni siano costanti.

Ossigeno e i suoi formati

Euro Ossigeno di Morlando Group gioca nello stesso campo di Sapio. L’ossigeno è l’elemento chimico più comune della crosta terrestre rappresentandone circa il 47% della massa (legato ad altri elementi). Invece nell’atmosfera è in una percentuale del 21% del volume e del 23% della massa.

La produzione di ossigeno medicale in formato gassoso è usuale in bombole anche formato “mini”, da 1 l. Ci sono poi da 5 l (1.1 mc), 7 l (1.5 mc, 14 l (3 mc), 27 l (6 mc), 40 l (8.75 mc). Si tratta già di Bombole.
C’è poi la produzione di ossigeno medicale liquido criogenico, in serbatoio da 30/31 l (26,5 mc) fino ai Bulk, i serbatoi criogenici: in formati 1500l- 5000l-10.000l-20.000l-30.000 l o anche 50.000 l.

Ricordiamo che la Oxygen Therapy, ben prima di dover contrastare Covid, si è rivelata fantastica ristrutturazione del fisico e del cervello. Aggiunta ad aromi e profumi è uno dei business orientali della New Generation, per esempio giapponesi o indiani, pakistani o dei ricchi Emirates.

Passato il Coronavirus, verrà psico-trasportata anche alle nostre latitudini.

Calderone.News – F.R.

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