Tangenti in Lombardia, Fontana indagato per abuso d’ufficio
C’è anche il nome di Attilio Fontana nell’inchiesta sul presunto caso tangenti a Milano e in Lombardia e che vede coinvolte 95 persone. Il governatore della Regione è indagato per abuso d’ufficio per l’incarico all’ex socio di studio. Sono in tutto 28 gli arresti.
Premesso: siamo ancora nel campo delle indagini e ogni accusa deve essere dimostrata. Tuttavia è giunto raccontare quello che sta emergendo dalle carte provenienti dall’inchiesta in corso a Milano e su tutto il territorio lombardo.
La Dda di Milano ha notificato lo scorso 7 maggio 28 arresti e 15 misure cautelari a carico di esponenti politici, imprenditori e amministratori pubblici. Per loro le accuse a vario titolo sono di associazione per delinquere per aggiudicarsi gli appalti pubblici.
Sono 95 in tutto gli indagati. Spicca il nome del governatore della Lombardia, Attilio Fontana. La procura meneghina gli ha inviato un invito a comparire: sarà sentito lunedì 13 maggio.
Nel mirino degli inquirenti la nomina del suo ex socio dello studio legale, Luca Marsico, al vertice del Nucleo di valutazione degli appalti pubblici in Regione.
Tra gli arrestati figurano due esponenti di Forza Italia. Si tratta del consigliere comunale milanese e vice coordinatore regionale forzista, Pietro Tatarella, e del consigliere regionale Fabio Altitonante, sottosegretario all’area Expo per la Regione.
Una vicenda dai contorni grotteschi
Marsico, per inciso, si era candidato per Forza Italia alle elezioni regionali del 2018, senza essere eletto. Secondo i pm, Fontana, di professione avvocato, nominando con una delibera il suo ex socio per un incarico in Regione, avrebbe violato il principio di imparzialità. Questo perché quel posto non era di nomina fiduciaria ma era passato per un avviso pubblico a cui avevano partecipato 60 persone.
“Ho preso atto dell’invito a comparire. Mi rasserena il fatto che non sia stata accertata alcuna violazione della procedura di nomina che è all’attenzione dei magistrati milanesi – ha dichiarato Fontana – mi rasserena altresì il fatto che tale contestazione nulla ha a che vedere con fenomeni di corruzione. Per quanto concerne la vicenda della nomina di Luca Marsico, ribadisco che si è trattato come sempre di una procedura caratterizzata da trasparenza e da assoluta tracciabilità. Quanto poi all’imparzialità – ha detto Fontana in una nota – è stato garantito l’assoluto interesse della pubblica amministrazione nella scelta di un professionista dotato delle capacità e competenze richieste per quel ruolo. Risponderò quindi puntualmente e serenamente alle domande che i pm riterranno rivolgermi”.
Fontana aveva in precedenza denuncianto di essere stato “parte offesa” di un presunto tentativo di corruzione promosso dall’ex coordinatore provinciale Fi di Varese, Gioacchino Caianiello.
Quest’ultimo, già arrestato nell’inchiesta e condannato a tre anni per concussione, aveva proposto appunto al governatore lombardo l’assunzione l dipartimento regionale “Formazione” di un suo uomo, il direttore generale della società Afol Metropolitana Giuseppe Zingale, in cambio di consulenze a Marsico per circa 90mila euro l’anno. Una proposta che però non è stata denunciata da Fontana, come emerge dalle oltre 700 pagine dell’ordinanza.
Le reazioni del mondo politico
La vicenda ha inevitabilmente uno strascico politico nel bel mezzo della campagna per le elezioni europee del 26 maggio. Da un lato il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, difende a spada tratta Fontana: “Vergognosi attacchi all’uomo, all’avvocato, a un sindaco e a un governatore la cui onestà e trasparenza non sono mai state messe in discussione in tanti anni, né mai potranno esserlo oggi o in futuro”.
Questa invece la posizione del sindaco di Milano, Beppe Sala: “Siamo su due schieramenti diversi, però ritengo Fontana una persona specchiata. Detto ciò – aggiunge Sala – c’e’ un sistema che storicamente ha sempre portato un po’ intorno alla Regione Lombardia un certo livello di illegalità”.
Calderone.News Redazione – Andrea Sicuro