Nuovo decreto anti-Covid: 30 giorni di semi-lookdown
Firmato dopo il via libera dalle regioni, entra in vigore il nuovo decreto anti-covid. Quello che non possiamo più fare.
È il 12 ottobre 2020 quando, dopo il confronto con le regioni, si arriva alla firma del Decreto Anti-Covid. Le misure per limitare il contagio da Coronavirus saranno in vigore per i prossimi 30 giorni e nascono in risposta all’aumento dei contagi dell’ultimo periodo. Ma cosa cambia rispetto a prima? Perché un numero sempre maggiore di persone si schiera con i no-mask gridando alla “dittatura sanitaria”? Intanto i medici dicono “no” alla possibilità di eseguire i tamponi in ambulatorio, incerti sulle procedure di sicurezza da seguire.
Nuovo DPCM di ottobre 2020: forte limite alla movida
Sono passati solo pochi giorni (era il 7 ottobre) e ci si è trovati a rimettere mano al decreto legge fortemente voluto dal primo ministro Giuseppe Conte per limitare i contagi da SARS-CoV-2. Il nuovo testo, approvato nella tarda serata del 12 ottobre dopo il sì delle regioni, mette un limite alla vita sociale e impone nuove regole sull’utilizzo della mascherina. Per altro, il Comune di Milano aveva già provveduto a distribuire mascherine alle fasce più deboli.
Il decreto sembra parlare chiaro e non lasciare spazio a dubbi o fraintendimenti. A subire una forte battuta d’arresto è soprattutto la movida: la chiusura dei locali è stata fissata alle 24 ma già dopo le 21 sarà vietata la consumazione in piedi. Potranno pertanto rimanere aperte solo quelle attività dotate di tavolini (all’aperto o al chiuso). Restano chiuse invece tutte le discoteche e le sale da ballo.
Per quanto riguarda le feste private, c’è la “forte raccomandazione” di limitare a massimo 6 gli invitati non conviventi. Alle cerimonie religiose e civili, siano esse funerali o matrimoni, possono partecipare un massimo di 30 persone.
Scuola e sport: cosa dice il nuovo decreto
Nel decreto di ottobre non viene fatto alcun riferimento all’homeschooling ma sono comunque sospese tutte le gite scolastiche e i viaggi di istruzione.
Sono vietate tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto fatto salvo quelle organizzate da “parte delle società professionistiche e – a livello sia agonistico che di base – dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP)”, come si legge nel decreto.
Per quanto riguarda le attività sportive all’aperto, come walking e running, ma anche il ciclismo, non vige l’obbligo di indossare la mascherina. Va tuttavia portata con sé e utilizzata quando non è più possibile mantenere la distanza minima raccomandata di un metro.
La partecipazione come spettatori alle manifestazione sportive (e ai concerti) è fissata al 15% della capienza totale. Comunque non oltre le 1000 persone nel caso si svolgano all’aperto, e di 200 persone per quelle al chiuso. Rimane in vigore il vincolo di mantenere un metro di distanza e assegnare preventivamente i posti a sedere.
Mascherine obbligatorie, no-mask e “dittatura sanitaria”
Lo scorso fine settimana è stato segnato da diverse manifestazioni che, sebbene non fossero dichiaratamente no-mask, hanno animato la Capitale inneggiando alla libertà di circolare senza la mascherina. Era già nell’aria infatti la possibilità, confermata con l’entrata in vigore del nuovo decreto anti-covid del 12 ottobre, di dover indossare le mascherine non solo al chiuso, come è avvenuto finora, ma anche all’aperto.
Si legge nel decreto: “è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie. L’obbligo impone di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto. Le eccezioni sono previste nei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. Sempre e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali. E naturalmente delle linee guida per il consumo di cibi e bevande”.
Insomma, come sempre di fronte a misure così restrittive ci si trova davanti due fazioni, ognuna con le sue ragioni. Di fatto però l’entrata in vigore di questo decreto impone delle regole piuttosto stringenti. Almeno per i prossimi trenta giorni, le regole vanno rispettate, pena multe salate dai 400 ai 1.000 euro.
Beatrice Piselli | Calderone.news
Una risposta
[…] Cambiano di nuovo le abitudini degli italiani con le nuove norme entrate in vigore per limitare la diffusione del virus che, secondo gli ultimi dati, sta ricominciando a crescere. Il nuovo decreto anti covid del 18 ottobre stringe ancora di un buco la cinghia e pone l’accento su alcuni dei punti rimasti fuori dal testo precedente. […]