Corsie ciclabili nella mobilità forzata

Milano che dipinge corsie ciclabili apre dibattiti sul futuro della “city tecnologica”. Esempio da seguire o bizzarra ideologia per la mobilità che deve ripartire. Su quali ruote puntare e su quale energia. Se ne è discusso con amministratori esperti e personaggi sul campo.
Corsie ciclabili a Milano, dibattito Forum, foto con Pierluigi Bonora, Geronimo La Russa

Niente sarà più come prima nell’era post Covid-19, inclusa la mobilità delle persone. Per il momento il governo Italia pensa che per ripartire ci si possa affidare a percorsi ciclabili dipinti sulle carreggiate delle vie delle grandi città. E la Francia vara un maxi-piano da 8 miliardi per la mobilità, che punta a rivoluzionare il settore, senza escludere nessuno a priori. Sulla stessa scia è prevista una manovra della Germania.
In questo panorama i nostri politici sembrano pensare di seguire le ideologie per gestire il dopo Covid-19.

Il caso di Milano, dove la viabilità è stata stravolta in modo un po’ bizzarro, apre un discutibile precedente, che potrebbe essere seguito da altre metropoli.
L’argomento lo abbiamo trattato nel #FORUMAutoMotive “Mobilità e Fase 2, se l’ideologia detta legge”, in webinar.

Curioso sentire almeno i pareri di alcuni amministratori, esperti ed addetti ai lavori.
Ha esordito per esempio Pierluigi Bonora, promotore del forum. “La nuova viabilità, con restringimento delle carreggiate, riduzione dei parcheggi e piste ciclabili promiscue e non dedicate hanno da subito messo in crisi gli spostamenti. Il traffico è già in affanno, e siamo solo al 30 per cento rispetto ai volumi standard, che cosa succederà a settembre?”.

Piste ciclabili nell’imbarazzo

Geronimo La Russa, presidente di Automobile Club Milano, la vede in modo simile dal suo ufficio di Aci Milano in corso Venezia. “Cambierà il modo di muoversi in città, ma occorre trovare equilibrio. Non certo con soluzioni realizzate frettolosamente, senza uno studio e in deroga al Codice della Strada. I percorsi ciclabili devono essere corsie vere, protette e non promiscue. Soprattutto realizzate di pari passo con la crescita del trasporto pubblico”.

Simile è anche la posizione di Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione e Assomobilità, che vede nel drastico rallentamento della velocità del traffico un pericolo per tutti, compresi i commercianti. “Più che queste improbabili piste ciclabili, avrei visto meglio l’introduzione di zone con velocità limitata a 30 orari per tutti, che consentono la coabitazione dei flussi. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha aperto ai ciclisti, ma si è dimenticato di informarli che anche loro sono tenuti a rispettare il Codice della Strada”.

Diverso, ovviamente, il punto di vista di Marco Granelli, assessore a Mobilità e Lavori pubblici del Comune di Milano. “La linea di gestione era già stata approvata un anno fa, ma l’epidemia ha accelerato i processi. Se a fine 2019 oltre il 50 per cento degli spostamenti in città avveniva con il trasporto pubblico, oggi si è sotto il 20 per cento. Questo programma ci permetterà di realizzare 35 km di ciclabili. Granelli sostiene che il monopattino rappresenti un buono strumento, ma anche di “non avere mai detto di essere contro le auto. Siamo l’unico Comune ad avere investito 7 milioni di euro in incentivi per l’acquisto di nuove auto, e approvato una delibera che fissa un piano da qui al 2030. Le recenti motorizzazioni Euro 6 D Temp, diesel comprese, non saranno incluse nei blocchi alla circolazione anche oltre quell’anno”.

Bici sfidate da auto e moto

Partecipante al Forum anche Gaetano Thorel, numero uno di Groupe Psa Italia. Thorel sottolinea come il piano francese da 8 miliardi di euro “parta dalla visione che il post Covid rappresenti un elemento di discontinuità. L’Italia ha l’opportunità di rinnovare il parco circolante, che è il più vecchio d’Europa. Con un progetto di tre o quattro anni, non limitato alle auto nuove ma anche per quelle usate più recenti. Un piano auto che generi rapidamente entrate per il fisco. Senza focalizzarsi solo sulle auto con la spina”.

Il timore che il modello milanese possa essere trasferito direttamente su Roma è per il momento scongiurato. Lo conferma Giuseppina Fusco, presidente di Automobile Club Roma. “Nella Capitale la tendenza è di potenziare i trasporti pubblici, affiancando i bus turistici. Ma le biciclette a Roma sono usate solo per spostamenti brevi, rappresentano solo tra l’1,5 e il due per cento del totale, in funzione della stagione. Le auto, con le moto, continueranno a rappresentare una quota importante, circa il 58 per cento“.

La circolazione secondo le ruote

L’ideologia, secondo Camillo Piazza, presidente di Class Onlus, non conta: “Questo è il momento di sfruttare i 300 milioni che il Governo ha destinato alla mobilità sostenibile. La strada è quella di avere un car sharing e taxi solo a emissioni zero”.

Edoardo Dubini, promotore di muoverMi, si è concentrato su Milano, dove “le ultime due giunte hanno contribuito a incrementare il traffico nonostante la riduzione delle auto in circolazione. E si dimentica che chi non cambia l’auto, di norma lo fa perché non ne ha le possibilità economiche”.

“Il mondo delle due ruote – dice Pier Francesco Caliari, direttore di Confindustria Ancma – è contento a metà. C’è eccitazione per le bici, ma nessuna attenzione per le due ruote a motore. Tutte le due ruote sono una soluzione ai problemi di traffico, inquinamento e spazio. Il futuro non sarà di un solo veicolo o di un servizio, sarà l’intermodalità. Serve spiegare i motivi dei cambiamenti, senza imporli, per non generare uno scontro. E personalmente penso che in città lo scooter elettrico sarà vincente”.

Burocrazie e Trasporti

Ecco poi Antonio Bobbio Pallavicini, presidente del Dipartimento Mobilità e Trasporti di Anci Lombardia e vicesindaco di Pavia. Per Pallavicini “la burocrazia è in buona parte causa delle difficoltà di questo momento di ripartenza. L’ideologia un po’ pesa, però è necessario sottolineare come il comparto dell’auto abbia bisogno di una spinta molto significativa”.

Uno degli anelli più deboli della catena è oggi il trasporto locale, e ne è ben consapevole Claudio Lubatti, rappresentante di Anci all’Osservatorio ministeriale nazionale del trasporto pubblico locale. “Dobbiamo fare i conti con la riduzione dei posti, ma anche con la diffidenza nei confronti del mezzo pubblico. Sono convinto che serva la massima coesione tra i vari soggetti della mobilità. Non ci possiamo permettere posizioni differenti”.

Come si vede, il panorama della nuova mobilità si apre a molti punti di vista. Tenere “un equilibrio” tra tutte le tipologie di veicoli e modi di muoversi sarà la sola arma vincente prevedibile.

Calderone.News | Redazione

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